mercoledì 3 giugno 2015

Disagio mentale, in Europa è 'pandemia': 165 milioni con disturbi


Ansia, depressione, demenza, dipendenza da alcol e droghe, disagio psicologico che spesso si trasforma in sofferenza fisica. Nel 2030 i disturbi mentali saranno le malattie più frequenti nel mondo, ma nell'Europa della crisi sono già pandemia: la sfida sanitaria del Terzo millennio, che colpisce secondo gli ultimi dati disponibili il 38,2% degli abitanti del Vecchio continente, per un totale di quasi 165 milioni di pazienti su una popolazione di 514 mln. Dei malati, appena uno su 3 riceve farmaci o altre terapie. Per 2 su 3 nessuna cura.
Un quadro drammatico che attende aggiornamenti in questi giorni a Vienna, dove è in corso il 23esimo Congresso dell'Epa, l'Associazione europea di psichiatria. Il summit 2015 riunisce dal 29 al 31 marzo esperti da 88 Paesi del pianeta, membri di 37 enti nazionali, in rappresentanza di oltre 78.500 psichiatri europei e mondiali.
Sulla scala della disabilità 'Daly' (anni di persi per mortalità precoce o vissuti in malattia), le patologie mentali sono sul primo gradino del podio europeo (26,6%). "Quelle con un impatto maggiore sono la depressione (7,2%) e l'Alzheimer (7,3%), oltre ai problemi legati all'abuso di alcol (3,4%) di cui oggi si parla troppo poco, ma che nella Penisola interessano circa 2 milioni di persone", spiega all'Adnkronos Salute Claudio Mencacci, direttore del Dipartimento di neuroscienze dell'ospedale Fatebenefratelli di Milano e past president della Società europea di psichiatria (Sip).
In termini di frequenza, al primo posto ci sono i disturbi d'ansia (14%), seguiti da insonnia (7%) e depressione maggiore (6,9%), disturbi somatoformi (sintomi fisici che indurrebbero a pensare a una malattia somatica, al 6,3%), disturbo da iperattività e deficit dell'attenzione-Adhd (5% dei giovani), dipendenza da alcol e droghe (4%) e demenza (dall'1% nella fascia 60-65 anni al 30% fra gli 80enni).
"Crude statistiche che descrivono un esercito che soffre: possiamo stimare oltre 61 milioni di malati d'ansia (8 mln solo in Italia), 29 mln di insonni e quasi altrettanti depressi (3,9 mln nel nostro Paese), oltre a 6 mln di persone affette da demenza", elenca Mencacci.
Dietro ai numeri si nascondono "disturbi con gravità differente - precisa Mencacci - Da lievi a medi o gravi, da assolutamente transitori a cronici e permanenti. Una vera sfida del XXI secolo", come avvertono anche le autorità internazionali e l'Organizzazione mondiale della sanità in primis. "Un allarme ancora più grande se si pensa che appena il 33% di questa popolazione di malati riceve terapie e farmaci", sottolinea lo psichiatra. E a subire di più le conseguenze del disagio sono le donne: "Il peso dei disturbi mentali, inteso come disabilità - rileva lo specialista - impatta nella popolazione femminile per oltre il 30% sul totale malattie, contro il 23% in quella maschile. Una differenza molto significativa". E la crisi? "Pesa e non poco: crescono in particolare ansia e depressione, la mortalità alcol-correlata, la piaga dei suicidi".
"Con la crisi - avverte Mencacci - abbiamo assistito in primo luogo a un aumento del consumo di alcol e della mortalità correlata, e si è registrata una crescita dei tassi suicidari legata alla disoccupazione: ogni incremento del 10% del tasso di disoccupazione fa registrare un +1,4% del tasso suicidario. E se in Italia il dato resta medio-basso, pari al 6,3 per 100 mila abitanti all'anno - puntualizza lo psichiatra - per la popolazione europea siamo quasi al doppio, con un tasso di circa 12/100 mila abitanti/anno. In Cina arriviamo addirittura a 14 e il 'gigante rosso' è l'unico Paese in cui sono più donne degli uomini a subire questo aumento".
Nell'Europa della crisi dilagano anche "ansia, depressione e consumo di sostanze in generale, specie fra i più giovani. E aumentano disturbi somatoformi e malattie somatiche: sindromi dolorose localizzate, dismorfofobia con una percezione distorta del proprio corpo che contribuisce anche a spiegare il massiccio ricorso alla chirurgia plastica, e la vecchia ipocondria sempre più spesso declinata in 'cybercondria'".
Nell'era di Internet e social network la paranoia corre infatti sul filo del mouse, si moltiplicano i navigatori ossessionati da 'dottor Google' e quelli che si affidano a pericolose autodiagnosi o ancora peggio all'autocura. "Un danno nel danno, che gonfia la spesa per il Servizio sanitario nazionale".

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