mercoledì 10 giugno 2015

I Principali Archetipi dell'inconscio Collettivo indicati da Jung


Di Ada Cortese

L'inconscio ha a disposizione molti più dati della piccola e giovane coscienza ed esso riesce quindi ad avere una visione più globale ed integrata che gli permette di suggerire soluzioni sensate.
Introduciamo il discorso ricordando gli ultimi concetti fondamentali riportati già nel numero precedente.
Tra i fondamentali archetipi Jung cita: quello dell'Ombra, quello dell'Anima, quello del Vecchio Saggio.
Essi sono le personificazioni di tappe fondamentali lungo il processo di individuazione e ciascuno cela dietro di sè i successivi.
Se le trasformazioni e le relative dinamiche sono simbolicamente personificate, il processo, in quanto tale, della trasformazione è rappresentato da situazioni, luoghi, modi e mezzi tipici ("archetipi della trasformazione") che simboleggiano la specie di trasformazione di cui si tratta.
Caratteristica di questi, come di tutti i simboli, personificazioni e no, è la loro plurivocità, polivalenza, paradossalità (come lo spirito degli alchimisti che è giovane e vecchio insieme), nonché "la loro pienezza di riferimenti che rende impossibile ogni univoca formulazione." Il processo simbolico -prosegue Jung - può essere rappresentato dalle immagini alchemiche, come pure dal sistema tantrico dei "chakra" e da altre ancora, ed è "un'esperienza nell'immagine e dell'immagine". Il suo svolgimento presenta una struttura enantiodromica, ovvero "un ritmo negativo e positivo, di perdita e di guadagno, di luce e di tenebra".
L'inizio del percorso è caratterizzato da una situazione impossibile. Suo scopo è un'illuminazione o più elevato grado di coscienza per mezzo della quale il punto di partenza è superato su un piano più alto. In termini di tempo il processo può presentarsi condensato in un sogno, in un breve istante di esperienza o mesi o anni a seconda del punto di partenza e dello scopo che dev'essere raggiunto.
L'archetipo dell'Ombra
Secondo Jung l'Ombra è la prima raffigurazione archetipica che si incontra lungo il cammino della via interiore: come in uno specchio ci viene rimandata la nostra immagine interiore avanti a cui nessun trucco d'identificazione totale con la nostra 'Persona' regge. Persona sta qui per identità di copertura in cui si è quel che gli altri vogliono che noi si sia e quel che noi amiamo pensare di essere. Persona è la maschera dell'attore.
L'atto riflessivo su noi stessi, accompagnato dall'ausilio dell'inconscio stimolato, ci restituisce anche ciò che di noi non amiamo vedere.
L'Ombra è quindi la figura negativa portatrice dei nostri limiti.
Incontrarla, un po' ridicola e un po' minacciosa, significa accettarla e, accettandola, permetterle di offrire quanto di prezioso racchiude in se stessa: non scordiamo che ogni simbolo è ambivalente e che ogni negativo è ponte verso un positivo e viceversa in un costante gioco dialettico.
Additando il limite l'Ombra si fa lanterna verso figure sempre più numinose e accade così che, attraverso di lei (figura con cui - è bene ricordare - si convivrà tutta la vita stante l'infinita imperfezione e l'infinita perfettibilità dell'uomo), si faccia avanti l'archetipo dell'Anima.
Sogni di incontro con l'Ombra possono essere i seguenti:
"La sognatrice entra in un palazzo dai grandi saloni.
Nascosta assiste al turpe lavoro che là dentro, ad opera di una megera, si va compiendo: giovani donne vengono pietrificate e quella di turno, come tutte le altre, lascia fare limitandosi a chiedere che non le venga fatto sentir dolore." " La sognatrice vede uscire tanti macellai dai loro negozi ciascuno dei quali porta in braccio la propria donna ingessata dalla cintola in giù. Si sa che le loro gambe sono sanissime!" "Il sognatore su di una grossa moto vede sul marciapiede un collega che lui sa essere il migliore nel loro settore in città. S'accorge in quel momento, in cui è roso dall' invidia, d'avere un pene lunghissimo, e sottilissimo ravvolto a fune, che gli ostacola la guida."
 "Il sognatore scorrazza spensierato e frivolo nel deserto a bordo di un carretto trainato da un cane. Si ritrova a casa dei suoi genitori dove un sacerdote dice che nel deserto è giusto andarci solo per trovare Dio."
L'archetipo dell'Anima
L'archetipo dell'Anima non rimanda a nessun concetto religioso di stampo dogmatico. Essa rimanda a quanto di più vivo, spontaneo, aprioristico c'è nella psiche, nei suoi umori, reazioni, impulsi.
"E' qualcosa che vive di per sè, che ci fa vivere; una vita dietro la coscienza, alla quale non può essere completamente integrata e dalla quale, piuttosto emerge." L'immagine dell'Anima, sostiene Jung, è proiettata dagli uomini sulle donne (mentre in queste ultime è l'immagine corrispondente, l'Animus, ad essere proiettata sugli uomini). L'Anima permette l'accesso al mondo del trascendente, del metafisico e degli dei.
"Tutto quel che l'Anima tocca diventa numinoso, cioè assoluto, pericoloso, soggetto a tabù, magico (...)
In quanto vuole la vita, l'Anima vuole il bene e il male (...) crede nel bello e nel buono (...) E' occorsa una lunga differenziazione cristiana per chiarire che il bene non è sempre bello e che il bello non è sempre buono (...) L'Anima è conservatrice e si attiene in modo esasperante all'umanità antica. Perciò appare spesso e volentieri in veste storica, dimostrando predilezione per la Grecia e l'Egitto".
Il confronto con l'Anima richiede molto più coraggio che il confronto con l'Ombra proprio perché qui si entra nel terreno proibito degli dei: si entra cioè in quei fatti psichici che fino ad or non è molto furono, e ancora spesso sono, proiettati all'esterno.
Per il figlio è la madre personale il luogo della proiezione dell'Anima quale patrimonio di risorse spirituali e morali. Per l'uomo antico era la dea o la strega. Per l'uomo medioevale l'Anima era proiettata nella Regina del cielo e nella Madre Chiesa.
Il primo momento dell'incontro con l'Anima è generalmente segnato dal suo lato elfico irrazionale ove saggezza e follia sono una cosa sola. Essa sospinge la nostra vita in un'ondata di caos ove tutti i nostri riferimenti, i nostri parametri crollano, ove la sconfitta del nostro Io è totale.
Pare necessaria una totale resa perché nuovi e più profondi livelli di significato, tramite appunto "l'archetipo del significato" (in figura di giovane-vecchio)
emergano dietro l'archetipo dell'Anima (che di solito si presenta in figura giovanile) e del suo gioco apparentemente crudele.
Sogni di "mortificatio" e di resa totale possono essere considerati i seguenti:
"Il sognatore è chiamato militare e finisce nella parte più brutta della caserma. Viene collocato in una camera vicino ai gabinetti. Cattivo odore e squallore. Qualcuno lo invita a ribellarsi ma egli non accoglie il suggerimento. Sa che "ci deve passare" e che in ogni caso la sua identità è altrove." "La sognatrice viaggia a bordo della sua macchina con in testa una precisa meta. Giunge a un cimitero." "La sognatrice va in montagna per sciare ma è scalza. Ha fame ma non le viene dato da mangiare nè nel ristorante di lusso nè al piccolo chiosco." Sogni dell'Anima (Animus) folle possono essere considerati i seguenti:
"Il sognatore è a spasso in una pausa di lavoro con i colleghi. Discutono su una inquietante vicenda che sconvolge gli abitanti della zona: una strana creatura ammazza e divora le persone che incontra.
Mentre passeggiano viene loro incontro una giovane donna che spiega loro il suo dramma: è affetta da strana malattia che le fa fare cose di cui poi non serba alcuna memoria. Comprendono che è lei il mostro. La donna sente sopraggiungere una delle sue crisi e chiede loro aiuto: se non la lasceranno sola, se non avranno paura di lei, potrà guarire e così accade. Il sognatore avverte per tutto il tempo una profonda vicinanza con la donna malata." "La sognatrice vede un suo caro amico furoreggiare a bordo della moto.
Egli è fuori di sè. Vorrebbe aiutarlo e cerca di salire a bordo con lui.
Uno gnomo però la toglie di peso e prende il suo posto: seguirà lui il "folle". Dopo acrobatiche evoluzioni la moto scontra un altro mezzo e i due vengono scaraventati via. La sognatrice sa che l'amico è stato catapultato avanti ad una chiesa. A quel punto ella sente che entrambi sono una cosa sola e che potrà rimettersi in contatto con la sua guida spirituale."
E' evidente che in questo sogno il Vecchio Saggio, lo spirito, è rappresentato dallo gnomo, mentre l'Animus impazzito, "negativo", è rappresentato dall'amico.
Sogno dell'Animus "assennato":
"La sognatrice è con un ragazzo biondo dagli occhi azzurri. Ella non lo tollera perché lo sente assolutamente critico nei suoi confronti."
Sogno dell'Anima "assennata":
"Il sognatore vede giungere verso la tribù onirica a cui appartiene un gruppo di donne dotate di un'arma potentissima: è l'arma del pensiero tramite cui possono spostare e lanciare oggetti. Esse sono per definizione il Nemico.
Neanche l'evocazione degli spiriti protettori ha potere su di loro. Le donne però si svelano generose e violente ad un tempo: esse lasciano sì andare il sognatore ma costringendolo a fare i conti con l'umiltà e con l'umiliazione.
L'archetipo del Vecchio Saggio
L'archetipo del significato altro non è che quello del Vecchio Saggio: nel mito e nel folclore impersona lo Spirito.
Anch'esso ha natura dicotomica. Può mostrare il lato superiore o quello inferiore di se stesso. Superiore è quello che si fa, con spirito giovanneo, annunciatore del Sè, o anche più semplicemente, è quello che porta ad un arricchimento di fattori spirituali in chi fin là li ha rimossi.
Inferiore quando mostra per esempio la fissazione del sognatore a stati mentali remoti e allora lo spirito va a coincidere, in forma di bambino, con l'Ombra infantile.
"Il Vecchio Saggio appare nei sogni come mago, medico, sacerdote, maestro, professore, nonno (Grande Padre), o persona comunque autorevole.
L'archetipo dello spirito in forma di uomo, gnomo o animale, si presenta sempre in una situazione in cui perspicacia, intelligenza, senno, decisione, pianificazione ecc., sarebbero necessari, ma non possono provenire dai propri mezzi.
L'archetipo compensa questo stato di carenza spirituale con contenuti capaci di colmare la lacuna."
Sogni del "Vecchio Saggio":
"Il sognatore sta scalpellando il legno di un pavimento per giungere alle venature più pure. E' molto stanco ma un vecchio al suo fianco lo induce a continuare perché - egli dice - "Cristo ha svolto molto più lavoro di te".
Il sognatore insiste e intanto il Vecchio muore. Il sognatore piange a dirotto e il vecchio si siede dicendogli che è contento di averlo visto piangere per lui. Dopodichè torna a morire." "La sognatrice assiste al formarsi di un enorme vortice che sta risucchiando tutta la materia dell'universo. Dio le chiede il bilancio della sua vita ed ella sente che sta per morire risucchiata nel grande buco nero.
Dio le chiede se ha ancora qualche affetto che la lega alla terra: "Sì, mia madre". Dovrà morire comunque."
 Abbiamo accennato all'archetipo del "Vecchio Saggio" e abbiamo visto che, secondo Jung, esso custodisce il "senso" ancora nascosto dell'esperienza.
Donde ci giunge dunque tale "senso", da dove "prendiamo" il significato?
E' evidente, proprio per quanto fin qua detto, che esso ci giunge dall'inconscio.
Già sappiamo che esso presenta due facce: una volta al passato, all'istinto, al preistorico e preconscio; l'altra volta al futuro che esso sa anticipare in virtù della "istintiva preparazione e disponibilità dei fattori che determinano la sorte dell'uomo. Una conoscenza completa della struttura inconscia presente in ogni individuo fin dalla sua origine permetterebbe di preannunciarne ampiamente il destino(...)
Generalmente la coscienza pensa senza tenere in considerazione le precondizioni ancestrali e senza calcolare l'influsso di questo fattore a priori sul modo in cui si configura il destino. Se noi pensiamo in termini di anni, l'inconscio pensa e vive in termini di millenni. (...) Processi e funzioni psichiche esistevano ben prima che vi fosse una coscienza dell'Io. L'aver pensieri fu una realtà ben anteriore a quella in cui l'uomo potè dire sono consapevole di pensare".
L'inconscio ha a disposizione molti più dati della piccola e giovane coscienza ed esso riesce quindi ad avere una visione più globale ed integrata che gli permette di suggerire soluzioni sensate. L'inconscio, che esisteva e "funzionava" già prima della coscienza, continua ora accanto ad essa, con o senza il suo appoggio e, come per la coscienza "primitiva", anche per la nostra coscienza "civilizzata" il rischio di "perdere l'anima" in virtù di possessioni, fascinazioni, incantesimi, persiste ed anzi aumenta col crescente impallidire dei simboli trascendenti esteriorizzati che in passato ci salvaguardavano dai movimenti dell'inconscio.
Il bisogno spirituale che quei simboli andavano a realizzare ora non può essere più soddisfatto se non ritrovando quei simboli là dove da sempre risiedono.
Ecco perché con Jung anche noi pensiamo che conoscere l'inconscio sia questione vitale perché oggi si tratta di esistere o non esistere spiritualmente. E, per tutto quello che sappiamo, è da noi stessi che potremo rinascere in un nuovo tipo di battesimo che solo le oscure acque dell'inconscio possono permettere.
Note Bibliografiche:
C. G. Jung, La dinamica dell'inconscio - vol. 8 Opere Complete - ed. Boringhieri; C. G. Jung, Psicologia e religione - vol. 11 O. C. - ed. Boringhieri; C. G. Jung, Gli archetipi dell'inconscio collettivo - vol. 9 tomo primo O. C. - ed. Boringhieri; Julian Jeynes, Il crollo della mente bicamerale; ed. Adelphi Per il ripensamento contemporaneo dell'archetipo dell'Anima si consultino le opere di J. Hillman.
 

FONTE:http://www.geagea.com/33indi/33_08.htm

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